Unisci i puntini… belle storie di networking

Hai presente quando le cose ti girano intorno? Quando ti capita di incontrare una persona che ti parla di un’altra che tu conosci, poi incontri qualcuno che non vedevi da tempo e tutto questo si riunisce in un bellissimo e produttivo progetto lavorativo? Ecco.

Era da un po’ che il mio amico Marco Bianchi, ideatore del Commonplaces e mio socio virtuale nel Cantiere Artistico, mi diceva che dovevo assolutamente conoscere Luca Piscaglia, imprenditore di San Mauro Pascoli. E questo è il primo puntino…

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L’estate scorsa io e la mia famiglia siamo stati invitati ad una bellissima festa per celebrare i 30 anni di attività dell’Agenzia di comunicazione Promos. Questo invito all’inizio mi è sembrato strano perché la Promos di Rimini è stata la prima Agenzia vera, strutturata, alla quale l’azienda di famiglia (l’Orchestra Casadei) si era rivolta nei lontani anni ’90.

Però mi è sembrato un gesto bellissimo perché l’agenzia voleva celebrare i suoi 30 anni di carriera con le persone o aziende, piccole o grandi, con le quali aveva condiviso un percorso. Io e mia sorella Carolina siamo andate alla festa e, oltre che passare una piacevolissima serata, abbiamo conosciuto per la seconda volta la famiglia Cimino, cuore dell’agenzia (sì, è un’azienda a gestione familiare). E in questa occasione ho potuto comunicare di cosa mi occupo oggi. E questo è un altro puntino…

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Qualche mese fa l’agenzia Promos mi contatta perché ha avuto l’incarico di creare il nuovo sito dello Studio Piscaglia e mi chiede di fare un incontro con il cliente per parlare del servizio fotografico e allestimento dei nuovi uffici. Uniamo i puntini… ed ecco che facciamo l’incontro. Io, Luca Piscaglia, Vincenzo Cimino e la figlia Laura.

Vado all’incontro nella nuova sede dello Studio Piscaglia a San Mauro Pascoli. Una riunione super produttiva! Gli uffici nuovi sono favolosi e non hanno bisogno di allestimento ma mi vengono in mente un paio di idee, le propongo e vengono accettate con entusiasmo. Una grande soddisfazione!

Mi metto subito al lavoro per creare le immagini per il nuovo sito, realizzando i servizi fotografici e propongo a Luca delle interviste un po’ personali, dove l’uomo, non l’imprenditore, potesse raccontare i suoi obiettivi, il suo sogno, i suoi progetti. Non c’era bisogno di dire di cosa si occupa lo Studio (che per altro ha già tutti i più importanti clienti della zona e non solo), per me era importante raccontare l’uomo, raccontare cosa c’è dietro, qual è il sentimento che muove tutto quello che Luca Piscaglia fa ogni giorno.

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Dopo un primo momento di esitazione Luca accetta di fare l’intervista. Raccontare la sua vita, la sua esperienza, le sue sensazioni gli piace. Gli piace coinvolgere le persone, “seminare” nella mente delle persone, anche senza averne un tornaconto. Spera sempre che raccontando, informando, coinvolgendo, prima o poi nella testa di qualcuno possa scattare qualcosa, possa germogliare un seme che porti a un’evoluzione, allo sviluppo di un’idea.

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Realizziamo le interviste per il sito consapevoli che una video intervista per il web non può essere più lunga di 1 minuto. Ma lui comincia a parlare e parla per un’ora intera, senza interruzioni, senza sbagliare una parola o dimenticare un concetto, coinvolgendo  testa e cuore di chi lo stava ascoltando. Finita l’intervista l’operatore, che all’inizio insisteva sul tagliare il minutaggio, stacca l’occhio dalla telecamera e mi dice “sono incantato, in alcuni punti mi sono anche commosso”. Beh, abbiamo suddiviso l’intervista in 4 parti senza tagliare nulla. È tutta lì, online, e vi consiglio di andare a vederla ed ascoltarla.

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È piena di storie, di persone, di passioni. Il racconto che mi ha colpito di più? Il Distretto della Felicità. È un progetto che coinvolge il territorio, che tiene in considerazione le persone, in un mondo del lavoro ideale dove sono le aziende a modellarsi sulle esigenze e i bisogni delle persone e non viceversa. Ma non ve lo spiegherò io, guardate l’intervista ed ascoltate il racconto di Luca cliccando su questo link. E tutte le altre interviste le trovate sul sito dello Studio Piscaglia a questo link.

Cosa ne pensate? Condividete sui vostri social questo racconto e facciamo conoscere a tutti il Distretto della Felicità, che di felicità non ce n’è mai abbastanza.

Il mio primo provino in Rai… dovevo pur inventarmi qualcosa??!!

La nuova stagione di Detto Fatto su Rai2 è iniziata, c’è una nuova conduttrice “temporanea”, l’attrice Serena Rossi,  che sostituisce Caterina Balivo fino ad ottobre e che mi è già molto simpatica! È, come Caterina, una ragazza solare, spontanea e semplice.

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Guardando queste prime puntate mi ritorna in mente il mio provino. Parliamo di marzo 2016… Avevo mandato una mail in Redazione per proporre uno spazio che parlasse di come trasformare gli ambienti di casa con poca spesa. Il mio obiettivo naturalmente non era né fare relooking, tantomeno il faidate. Il mio obiettivo era naturalmente parlare di Home Staging. Far uscire questa parola dalle aule di formazione e dall’ufficio di qualche raro agente immobiliare illuminato e portarla all’orecchio di tutti, perché iniziasse a diventare una professione conosciuta e non uno strano marziano venuto da un pianeta ostile!!

Nella mail cerco di essere efficace, di scrivere un oggetto accattivante ed esporre subito nelle prime due righe le mie intenzioni, le mie attitudini ed il vantaggio che la trasmissione avrebbe potuto trarne. L’attacco della mail diceva più o meno così: “Mi chiamo Mirna, sono di Cesenatico e la mia specialità è trasformare gli ambienti di casa con poca spesa. Vorrei venire in trasmissione per aiutare le persone a realizzare i loro sogni con pochi euro e un tanta fantasia….” (chissà cosa ne penserà la mia insegnante di Vendita Etica Alice Alessandri!).

Incredibilmente dopo una settimana mi rispondono! “Ci interessa, vieni a fare un provino”. All’inizio ho pensato no, non ci vado, mi vergogno e poi cosa gli racconto….. panico totale. Poi vagando per casa fingendo di non pensarci realizzo che però se invece decido di andarci devo avere un’idea, una trovata, qualcosa che renda il mio provino differente da tutti gli altri centomila che fanno ad ogni edizione. Ed ecco l’idea…

Richiamo la segretaria che mi ha contattato e le chiedo di mandarmi una foto della stanza nella quale si terrà il provino. La sento un po’ perplessa ma non si fa domande. Il giorno seguente mi arriva la foto:

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Fantastico! Nella sala riunioni, dove io sarò seduta al tavolo con una telecamera puntata in faccia a un palmo dal naso ed un po’ di persone sedute di fronte a me che mi scrutano, c’è un angolo salotto. E per giunta è piuttosto moderno ma vuoto e anonimo. Bingo!

Vado subito in magazzino con la foto del salotto stampata e inizio a tirare fuori cuscini, tessuti e oggetti vari. Senza chiedermi come farò a mettere tutto in una valigia (compreso un pannello cm 100×100 da appendere alla parete!). Infatti le valigie alla fine sono due, dimensione “viaggio di nozze”, più il mio mitico e inseparabile carrellino blu dell’Ikea.

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Parto in treno con il mio compagno e come sempre sembro un magazziniere in trasferta fra valigie, carrelli, scale mobili e treni (ma perché a Bologna l’alta velocità è 3 piani sotto?). E in viaggio mi guardo qualche puntata per capire come proporre al meglio la mia candidatura.

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Finalmente arriviamo. Eccoci negli studi Rai di Via Mecenate. Le gambe iniziano a tremare… Tocca a me. Entro nella sala riunioni, mi siedo nella sedia “dell’imputato”, tutti gli altri si siedono dalla parte opposta del tavolo curiosi ed attenti. Piazzano la telecamera davanti a me e partono con la prima serie di domande: chi sei, da dove vieni, di cosa ti occupi, cosa vorresti venire a fare in trasmissione.

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Sudo freddo ma inizio a parlare e dopo le prime due risposte di convenevoli continuando a parlare mi alzo, esco dall’inquadratura, vado verso le mie valigie, le apro e inizio a tirare fuori il mio materiale. Dovevate vedere i cuscini pressati a mille dentro alla valigia, appena l’ho aperta  si sono gonfiati come una meringa!

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Sempre continuando a parlare e rispondere alle loro domande inizio ad allestire il divano e sistemo tutto, compreso il pannello di cui sopra, una pianta e le candele alla vaniglia accese. Loro sono increduli. Prendono la telecamera in mano e iniziano a seguirmi. Finisce l’allestimento e finisce il provino. Dai loro sorrisi capisco che è andata bene. Poi, mentre cerco disperatamente di ricacciare tutto in valigia, inizia ad arrivare qualcuno di loro che mi fa vedere nel cellulare le foto di casa sua e mi chiede consigli su come ravvivare il soggiorno o il balcone. Lì capisco che il provino è davvero davvero andato bene.

Infatti mi chiamano per una puntata di prova a maggio, in chiusura dell’edizione 2015/2016. La puntata va molto bene e con mia grande felicità mi riconfermano per tutta la stagione 2016/2017 per un appuntamento al mese. E da lì è partita la mia avventura…

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Ma direi che quel provino così originale ed efficace è stata già per me una grande soddisfazione, un risultato raggiunto. Trovare un’idea per differenziarsi, che sia sempre coerente e funzionale al proprio lavoro e al proprio obiettivo, è sempre una strategia vincente per emergere e riuscire ad avere così qualche possibilità in più.

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Ora Detto Fatto edizione 2017/2018 è appena cominciato e fra 10 giorni vado a registrare la mia prima puntata di quest’anno.

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Non l’avevo detto? Mi hanno riconfermata!! Ci sarò anche quest’anno. E chissà stavolta quale sarà l’idea… Io naturalmente ci sto già lavorando ma mi piacerebbe avere da voi qualche input, qualche proposta, qualche richiesta. Insomma, cosa vi piacerebbe vedere quest’anno da me? Scrivetemi, aspetto le vostre mail!

mirna@casadei.it

Amore, Tempo, Morte. Da “Collateral beauty” all’home staging… cosa c’entra? Eccome se c’entra.

Stasera andrò a vedere un film che volevo vedere da un po’. Si tratta di “Collateral beauty” con Will Smith. Appena uscito mi ispirava molto poi, presa di mille impegni quotidiani, avevo sempre rimandato. Oggi mi è capitato sotto gli occhi su Facebook un piccolo estratto tratto da quel film ed ho deciso di comprare il biglietto subito ed andare a vederlo stasera.

Di cosa parlava Will Smith in questo mini estratto? L’argomento è: definire come i nostri prodotti e servizi possono migliorare la vita della gente. Fondamentale in qualsiasi attività. Qual’è il vantaggio per il cliente? Cosa posso migliorare nella sua vita? Come posso offrigli qualcosa che lo faccia sentire meglio, più soddisfatto, più appagato, più felice? Se abbiamo in mano un prodotto che ha il potere di migliorare la vita delle persone e sappiamo comunicarlo, siamo a cavallo! Io ho deciso di provarci.

Nel film Will Smith (Howard Inlet, pubblicitario di successo di New York) parla di 3 motivazioni sulle quali si basano tutte le nostre azioni, le nostre scelte e di conseguenza i nostri acquisti: Amore, Tempo, Morte. Tutti desideriamo l’amore, vorremmo più tempo e temiamo la morte. Ecco il breve filmato da vedere: https://youtu.be/QgkeRhY5EM4

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Cosa c’entra questo con l’home staging? Ho provato ad applicare queste indicazioni alla mia professione ed ho scoperto che c’entra. Eccome se c’entra. La nostra vita è meravigliosa quanto fugace, miracolosa quanto breve. Tutti avremmo bisogno di più libertà, di più autonomia per goderla un po’ di più di quello che stiamo facendo oggi.

Spesso e volentieri una parte di autonomia e di tempo libero si potrebbe avere se avessimo più disponibilità e stabilità economica. No, certo, i soldi non regalano la felicità, è vero, e nemmeno la salute. Ma è innegabile che se potessimo permetterci di lavorare di meno e di scegliere di più avremmo più tempo libero da dedicare a noi stessi, ai nostri hobbies, alle nostre amicizie, ai viaggi. A tutto quello che ci fa stare bene come ad esempio fare regali alle persone che amiamo, aiutare chi sta peggio di noi con aiuti concreti oltre che con un sorriso e tanta comprensione.

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Nel mio lavoro incontro ogni giorno persone che ricevono immobili in eredità. All’inizio grande felicità ma poi a breve si rendono conto che, a meno che non vengano messi a reddito, gli immobili di proprietà sono spesso un grosso peso, soprattutto se non vengono utilizzati (cioè se non li abitiamo). Producono tasse (vedi Imu), spese di manutenzione, spese per utenze, non indispensabili ma utili se si vuole mantenere l’immobile in buono stato. Guardiamo il nostro bell’appartamento lasciato in eredità dalla nonna e pensiamo che se al posto di quell’immobile piantato a terra avessimo in banca 200 mila euro la nostra vita sarebbe molto più facile. Potremmo decidere ad esempio di lavorare solo mezza giornata per stare di più con i nostri figli, oppure potremmo avere la possibilità di farci una bella vacanza con gli amici e moltissime altre cose. Un immobile è sempre una sicurezza, ma la vita intanto scorre!

E come si può trasformare un immobile che non ci serve in un florido conto in banca? Vendendolo velocemente ricavandone la cifra che desideriamo. Un’utopia? Vediamo… La gente intorno dirà che c’è la crisi, che le case non si vendono più, che tutti sono in difficoltà economica, che adesso le case “te le tirano dietro”. Più correttamente io direi che ci sono moltissimi immobili in vendita sul mercato ed è vero che c’è moltissima offerta.

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Chi cerca casa come primo passo non va più dal suo agente immobiliare di fiducia, ma va su internet. Accende il computer e gli si apre un mondo di offerte immobiliari. Le immagini sono più o meno tutte uguali, di poca attrattiva, buie. Non fanno capire di che tipo di immobile si tratta perché spesso gli appartamenti vengono presentati vuoti, non si capisce l’ampiezza delle stanze,  non si riesce a definire se quello che vedi in foto è il soggiorno o la camera da letto. O, ancora peggio, viene presentata solo la facciata esterna dei condomini. Ultimamente mi è capitato sotto mano un giornale immobiliare: le prime quattro pagine erano piene esclusivamente di fotografie dell’esterno di condomini.

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Un agente immobiliare mi ha detto che la loro strategia è: “se l’appartamento è brutto meglio far vedere l’esterno”. Ditemi che è solo un brutto sogno… Vorrei sapere da quell’agente immobiliare quante telefonate ha ricevuto e quante visite ha fatto in quell’appartamento. Quante persone prendono in mano quel giornalino e decidono di andare a visitare a tappeto, dal primo all’ultimo, gli appartamenti contenuti in quei per la maggioranza squallidi condomini? Secondo me nessuno. A meno che una persona non abbia alcun lavoro, non abbia una vita, non faccia niente tutto il giorno e abbia una mania ossessiva nei confronti delle agenzie immobiliari!

Vogliamo trasformare subito il nostro immobile inutilizzato in un bel po’ di soldi? Per farlo dobbiamo emergere da tutto quel mare di offerte tutte uguali che troviamo negli annunci immobiliari. Dobbiamo evidenziare le potenzialità del nostro immobile, presentarlo al meglio, dobbiamo far innamorare il cliente del nostro appartamento e convincerlo al primo sguardo che quella deve essere casa sua. Deve cliccare sul nostro annuncio invece che su quello di qualcun altro.
Se tu stessi cercando casa, saresti invogliato ad andare a visitare questa?

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Questa invece?

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Bene, si tratta della stessa stanza, prima e dopo l’home staging. È un intervento che ho fatto in una bellissima villa in vendita. È stata sul mercato da 3 anni,senza successo. Dopo l’intervento di home staging è stata venduta in 2 mesi. Capite quello che intendo?

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L’home staging è davvero uno strumento del quale approfittare subito. Da non sottovalutare, da non farsi sfuggire. È necessario guardare un metro oltre, al di là dell’investimento iniziale. È necessario guardare al risultato.

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Proprio ieri un cliente mi diceva che al momento non ha la disponibilità economica per poter investire in un intervento di home staging sulla casa che ha ricevuto in eredità e che vorrebbe vendere. Non mi sono permessa di ribattere. Gli ho solo chiesto in quanto tempo quella casa sarebbe arrivata a produrre (ed a causargli) quella spesa fra tasse, manutenzioni, utenze. In tre secondi di silenzio ha fatto un veloce conteggio e poi ha sgranato gli occhi.
Faremo l’intervento di home staging entro questo mese, il cliente venderà quella quella casa entro il mese successivo e sarà sollevato, avrà la disponibilità economica per sistemare alcune pendenze che non lo fanno dormire, non si troverà più a fine anno un bel pacco di spese e tasse da pagare, potrà prenotare subito una vacanza e sistemare il tetto della casa. Con la vendita di un appartamento non è che si possa smettere di lavorare e viaggiare tutto l’anno, certo. Ma ad esempio si potrà dedicare un po’ più di tempo alla famiglia potendosi permettere di evitare gli straordinari in ufficio del sabato pomeriggio.  E non è mica poco!

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Indiscutibilmente avere più disponibilità economica ci porterebbe ad avere più Tempo libero che ci renderebbe più felici riempiendo la nostra vita di Amore e ci toglierebbe quell’ansia di non riuscire a realizzare quello che vorremmo prima di Morire. C’è qualcuno là fuori che sta cercando casa, magari sta cercando proprio una casa come quella che ti sei ritrovato a ricevere, come una benedizione (o almeno all’inizio sembrava tale).

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Hai un immobile da vendere subito? Scopri tutti i vantaggi ed i risultati dell’home staging curiosando sul mio sito: www.mirnacasadei.it, chiedimi un sopralluogo gratuito ed un preventivo non impegnativo. Inizia a valutare l’idea di incassare in poco tempo una grossa cifra e inizia a programmare come utilizzarla per migliorare la tua vita e il tuo futuro.
La vita è adesso.

 

E’ proprio vero: la maternità è un Master

 

Dedicato a me e a tutte le mie colleghe home stagers e amiche che sono mamme lavoratrici, che si fanno in quattro ogni giorno, che sono combattute fra essere una mamma perfetta e sentirsi realizzate professionalmente. Perché, sia chiaro, fare le due cose perfettamente e contemporaneamente è umanamente impossibile.
Quelle che non hanno mai chiaro quale sia il ruolo più giusto per loro, che gioiscono per i loro successi lavorativi ma hanno cuore una punta di amarezza per il senso di colpa nei confronti della famiglia.

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La maternità quando arriva è una cosa meravigliosa, è la realizzazione del tuo più grande desiderio e pensi che con un piccolo “te” a fianco sarai ancora più invincibile. E all’inizio è davvero così!

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Poi piano piano, soprattutto quando è il momento di tornare al lavoro, ti rendi conto che non è per niente facile… Nella prima fase sei fisicamente a pezzi, hai sulle spalle mesi di notti in bianco, di arrabbiature, di stanchezza. Ma fino a lì è solo una stanchezza fisica.

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Sei un po’ trascurata, un po’ rotondetta e non hai più tempo di curare te stessa. Poi ti rendi conto che anche sul lavoro non sei proprio come prima: ti pesa troppo dire sì ad una riunione fissata improvvisamente al pomeriggio per la sera stessa, ti pesano troppo le trasferte, sei sempre alle prese con febbri, virus e varicelle che arrivano puntualmente nel momento sbagliato.

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Quando ti squilla il telefono il primo pensiero è che possa essere il nido di tuo figlio. La realtà è che quando diventi mamma tutto prende una dimensione differente, la tua valutazione degli eventi, delle priorità, dell’importanza che dai ad ogni singola cosa la valuti su una scala di valori completamente diversa da quella di prima.

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Poi il tuo bambino cresce, le fasi della sua vita cambiano, le cose migliorano, si stabilizzano, riesci a riprendere un po’ la tua vita in mano. Riesci a ritagliarti il tuo tempo libero, a buttarti in nuovi progetti con lo stesso entusiasmo di una volta. Sei carica, vuoi sviluppare le tue idee e prendere iniziative. A quel punto però il problema lo leggi negli occhi e nelle reazioni degli altri: il capo ufficio, un nuovo datore di lavoro, la collega in carriera.

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In effetti capisci di non essere più affidabile come prima in merito alla disponibilità sul lavoro. Se ti chiamano al telefono dicendoti che tuo figlio provando a fare i primi passi è caduto e si è fatto un taglietto sotto il mento saresti capace di mollare senza pensarci un attimo una riunione vitale con il presidente di una multinazionale che sta per firmarti un contratto. Giuro che è così!

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Sei mamma, hai un bimbo ancora piccolo quindi agli occhi del tuo datore di lavoro (reale o potenziale), dei colleghi, del capo ufficio, della collega rampante di cui sopra, hai una zavorra che non ti permette di stare al passo come prima.

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E’ proprio in questo momento che devi realizzare che la tua esperienza di maternità, quello che hai passato, vissuto, risolto e che incredibilmente non ti ha uccisa (già… come ho fatto a sopravvivere!?!) è un plus anche per la tua vita lavorativa.

Proprio come si vede in questo bellissimo video (per vederlo clicca su: https://youtu.be/6RqPNXBVKHo) la maternità è come un Master. E’ un’incredibile ed ineguagliabile esperienza umana e business è creato da esseri umani.

Se hai saputo sostenere tuo figlio in un momento di sconforto, fargli riconquistare la fiducia in se stesso dopo un rigore sbagliato, se sei riuscita con decisione e diplomazia a placare le liti fra fratelli, potrai gestire efficacemente un gruppo di lavoro. Se sei stata capace di organizzare una giornata fatta di scuola, compiti, lavoro, spesa, riunioni, responsabilità piccole e grandi, potrai benissimo organizzare eventi e conventions in maniera ineccepibile. Se hai saputo darti un senso dopo una notte seduta a terra di fianco ad un lettino non ti abbatterai davanti a nessuna difficoltà, a nessuna fatica. Devi esserne certa.

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Guardati questo video e prendi al volo il cambiamento. Trasforma la tua esperienza nel tuo punto di forza. Devi essere tu la prima a crederci. Mommies power!

E tu che esperienza hai avuto con il tuo ritorno nel mondo del lavoro dopo la maternità?

(Video postato dagli ideatori del progetto http://maternityasamaster.com)

Dal palazzo musicale alla banchina del porto che suona l’organo, al rock duro di mio figlio. La musica al centro della mia vita.

La musica è sempre stata una costante nella mia vita. Nascendo in una famiglia musicale ho respirato note musicali fin da piccola. Non so suonare uno strumento, ma mi piace moltissimo cantare e canto continuamente: mentre faccio i lavori di casa, quando lavoro in cucina, mentre sono in giro in macchina e anche in scooter (con il rischio di ingoiare a sorpresa qualche animaletto volante… è già successo!).

Una volta mi hanno detto che sono come una radio, qualunque canzone passa in sottofondo la canto… le conosco tutte. Mio figlio, che ha quasi 6 anni, a volte mi dice di smettere di cantare perché vuole un po’ di silenzio!

La settimana scorsa ho fatto un piccolo intervento ad una gengiva e quando il dentista mi ha messo i punti mi ha detto che per 15 giorni (finché non me li avrebbe tolti) non avrei potuto sorridere né cantare a squarciagola per non fare movimenti che potessero mettere in tensione il labbro inferiore.

Ma ogni inconveniente che ti capita ha sempre un aspetto positivo, che ti fa riflettere, che ti fa capire qualcosa. Nel mio caso molte persone, molte più di quanto potessi immaginare, mi hanno detto che è stranissimo vedermi seria e che deve essere difficile per me non poter sorridere. Questo vuol dire che la gente mi vede sorridere molto e questa è stata per me una bellissima scoperta!

Il fatto di non poter cantare invece mi ha fatto capire quante volte al giorno canto e quanto mi manca non poterlo fare liberamente. Cantare ed ascoltare musica in generale è una vera e propria terapia per me.

La musica accompagna ogni momento della mia vita: quando sono carica canto a squarciagola il mio pezzo preferito “Smells like teen spirit” dei Nirvana (clicca per vedere il video). Quando sono triste ascolto canzoni malinconiche e il fatto di cantarle mi libera perché insieme alla voce escono anche le lacrime ed è proprio quello il momento dello sfogo. E dopo uno sfogo ci si sente molto molto meglio. Davvero, quando siete giù provate ad ascoltare una canzone malinconica, vedrete che se vi mettete a cantarla vi scatenerà una tempesta dentro che non riesco a spiegare ma che vi servirà ad esplodere, a lasciarvi andare ed a scaricare tutte le tensioni!

Quando passo in macchina per la campagna le mie canzoni preferite sono quelle del primo album di Tracy Chapman (un po’ datate, lo so): “Fast car” prima di tutte. Quando viaggio in autostrada invece quel nastro grigio infinito che si srotola fra città e montagne si sposa benissimo con “Money for nothing” dei Dire Straits.

La cosa che fa più ridere è la playlist del mio smartphone che va da Gianni Morandi ai Nirvana, da Mina a Frank Sinatra, dalla Pausini ai Radiohead. Mi piace ascoltare veramente di tutto. E faccio di tutto per trasferire questa passione per la musica a mio figlio. Anche nei suoi primi anni di vita in macchina non gli ho mai fatto ascoltare “Le tagliatelle di Nonna Pina” o “Il Coccodrillo come fa” ma “Come together” e “Get back” dei Beatles, “Girls and boys” dei Blur, Bruce Springsteen e i Clash. Ho notato che oggi gli piace molto il rock, quello vero. E mi fa un immenso piacere.

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Da poco ho iniziato, dietro sua richiesta, a fargli prendere lezioni di pianoforte. Non mi interessa se un giorno suonerà oppure no, mi interessa solo avvicinarlo alla musica, fargliela amare, fare in modo che la senta dentro quanto la sento io. Perché la musica ti può dare un grande aiuto in ogni momento della tua vita.

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La sua insegnante di pianoforte è una maestra elementare. Tutti i genitori della sua scuola hanno fatto una raccolta fondi e le hanno regalato un pianoforte da tenere in un’aula comune in modo da poter inserire anche ore di scuola di musica per i loro bimbi. Un’idea spettacolare!

Anche durante gli allestimenti di home staging la musica mi aiuta a sentirmi in relax dentro la casa per entrare più in sintonia, per capirla meglio, per poi saper tirare fuori il meglio di lei.

Ho letto di un palazzo musicale, si trova a Dresda in Germania. Ogni volta che piove grazie alle fessure ed i tubi applicati sulla facciata, il palazzo suona un’armonia! Da visitare assolutamente!

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Qualche anno fa invece al “Cantiere Artistico” abbiamo esposto la bottiglia musicale per l’installazione “L’acqua è di tutti” degli artisti Claudio Ballestracci, Manolo Benvenuti e Giulio Accettulli. All’interno della bottiglia c’erano 3 “lavandini”. Quando facevi passare la mano sotto al rubinetto si fermava il flusso dell’acqua e contemporaneamente partiva un suono di strumenti, ritmico ed armonioso. Ogni rubinetto emanava suoni di strumenti e ritmi differenti, ma solo al passaggio della mano sotto l’acqua. Con il risultato che mettendosi in tre, ognuno posizionato davanti ad un lavandino, si poteva creare bellissima musica ogni volta diversa. Sono stata lì dentro per ore… Guarda il video: https://www.youtube.com/watch?v=YWzX0R5vA7U

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E lo sapete che sul porto di Zara, in Croazia, esiste un organo marino? I gradini di questa scalinata hanno delle fessure e ad ogni infrangersi delle onde contro banchina del porto emette un suono d’organo, a tratti un po’ inquietante ma molto suggestivo. Lo potete vedere ed ascoltare in questo video: https://www.youtube.com/watch?v=Q4qx-siihA4 Incredibile vero?

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Alcune canzoni sono strettamente legate a momenti particolari della mia vita, ad esempio mio babbo ha scritto una canzone per me nel 1978, dopo un mio periodo di malattia piuttosto pesante, si intitola “Creatura mia”. Dall’ultima volta in cui l’ho ascoltata saranno passati vent’anni ed ancora oggi per me è inascoltabile, davvero troppo emozionante. Un giorno forse potrò risentirla, quando sarò vecchia! Forse.

Chiudo questa pagina del mio mini diario con una canzone, allegra, direi gioiosa, di mio fratello Mirko, che parla della Musica del Mondo. Clicca qui ttp://www.dailymotion.com/video/x2v3zw1 alzati e balla. Su, dài, cosa fai ancora seduto?!!

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Quanti pezzi di vita, quante prime volte, quanti momenti speciali sono legati ad una casa! Emozioni di una home stager…

Oggi ho disallestito una casa, una bellissima casa. Una villa indipendente con giardino meravigliosa. Era in vendita da oltre tre anni ed aveva fatto il giro di varie agenzie immobiliari fino ad incontrare l’agenzia Giampaolo Magnani di Cesena che ha deciso di affidarmi l’immobile prima di presentarlo sul mercato.

Dopo la sua valorizzazione tramite l’allestimento di home staging ed un’ottima campagna a cura dell’agenzia immobiliare, la casa è stata venduta in soli due mesi! Una grande soddisfazione. Una nuova conferma che presentare gli immobili sul mercato in maniera adeguata fa la differenza. Ma il punto è un altro…

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Oggi mentre impacchettavo le mie cose per smontare l’allestimento prima del rogito, mi sono emozionata più volte. Ho conosciuto la famiglia che la possedeva e che ha abitato quella casa fino a un po’ di anni fa.

Tre figlie femmine (ora sposate con figli) babbo e mamma. Doveva essere una famiglia molto facoltosa ai tempi della costruzione della casa nei primi anni ’80 e lo si deduce sia dalle dimensioni della casa, che dal tipo di progettazione sicuramente a cura di un architetto di alto livello.

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Dalle finiture di lusso come le porte in massello fiammato, parquet di qualità ed un corrimano della scala che è un’opera d’arte moderna.

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Ma anche dal gusto nell’arredamento: dalla cucina Boffi, alle Spaghetti Chair di Alias.

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Non vivevano più lì da tempo. Le figlie hanno creato le loro nuove famiglie e vivono comunque vicine ai genitori in collina, a diversi chilometri di distanza.

Quando ho allestito la casa nello scorso agosto la mamma è venuta diverse volte. Guardava la sua casa, innaffiava le piante e rimetteva a posto il terriccio che ogni mattina gli uccellini tiravano fuori dai suoi vasi. Un rito quotidiano, un’abitudine. Si vedeva che era ancora molto legata a quella casa.

Mi sentivo quasi invadente con il mio allestimento ed avevo un grande rispetto per questa mamma; era evidente che si trattava si una donna forte, che ne aveva passate parecchie e che a volte può essere diventata anche un po’ dura nei confronti della gente e che ha messo da parte anche se stessa pur di proteggere la sua famiglia. Non so niente della sua vita ma questa è l’impressione che mi ha fatto.

Mentre smontavo il mio allestimento mamma e figlia portavano via le ultime cose svuotando scatole e cassetti mentre il padre si occupava della mobilia aiutato da due facchini. Mentre facevo le scale su e giù, carica di scatole e mobiletti, non potevo fare a meno di pensare ai momenti di vita vissuta in quella bellissima casa. Alle tre bimbe che correvano intorno al tavolo di cristallo con i loro gridolini, al padre che le sgridava perché voleva sentire il telegiornale e alla mamma che le richiamava in cucina. Alla pentola fumante sul gas, al camino acceso, alla tavola apparecchiata.

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E mentre portavo il materiale in macchina ripercorrevo quei gradini che dal portico portano al cancello pedonale e mi immaginavo la scena della figlia che per la prima volta esce da sola la sera, il ragazzo fuori dal cancella che la aspetta in macchina e la mamma che la guarda dietro ai vetri di quella strana finestra triangolare.

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Ci vedevo una famiglia felice e chiassosa in quella casa. Mi sono ricordata di quando sono andata a Barcellona l’anno scorso ed ho fatto la visita di Casa Batllo con l’audioguida virtuale. Mentre dalle cuffie ascoltavo la storia della casa potevo muovere un palmare dove potevo vedere la stessa stanza ma animata e vissuta. Difficile da spiegare. Forse questa foto rende meglio l’idea:

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Quando ho chiesto alla signora se fosse stata contenta del risultato mi ha raccontato che gestisce un negozio non lontano da quella casa e, abitando fuori zona, si fermava lì da sola ogni giorno per fare una veloce pausa pranzo, innaffiare le piante e controllare che fosse tutto in ordine anche se da tempo non ci abitava più nessuno.

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Poiché per allestire ho pulito la cucina ed ho vestito la tavola con una bellissima tovaglia in lino e pizzo (di ArtePura Daniela Dallavalle) mi ha detto che non ha più potuto appoggiarsi lì per la pausa pranzo per non rovinare l’allestimento. Questo l’ha aiutata a prendere un po’ le distanze dalla sua casa. Mi ha detto che si sentiva sollevata.

E’ stata un’esperienza molto forte per me lavorare in quella casa. Mi sono commossa più volte immaginando quelle scene. Quanti pezzi di vita, quante prime volte, quanti momenti speciali sono legati ad una casa! Non deve essere stato facile per quella famiglia fare una scelta del genere e chissà quanto erano forti e cariche di sofferenza le motivazioni.

Ma ora è stata venduta. A giorni arriveranno gli operai, gli arredatori e la casa prenderà una forma nuova ad immagine e somiglianza dei nuovi proprietari e si preparerà ad accogliere nuove storie di vita. Tutto bene quindi, la favola ha il suo bel lieto fine. Ma molte emozioni mi sono rimaste nel cuore, non posso fare a meno di pensarci. E ogni volta mi commuovo.

 

Portare le emozioni e le stagioni in casa. Ecco il filo conduttore delle mie prossime ospitate su Rai Due

Per la seconda volta su Rai Due ospite di Caterina Balivo a “Detto Fatto“.  Anche stavolta è stata esperienza fortissima. Leggermente meno tesa della prima volta perché conoscevo già un po’ l’ambiente, le persone e come funzionano le cose in studio, comunque stare lì è una bella responsabilità…  Detto Fatto è una trasmissione seguita da circa un milione di persone, mica spiccioli!

Come sempre sono partita carica come un bilico. Per fortuna avevo un treno diretto, senza cambi, perché tappeto che mi portavo dietro pesava abbastanza…

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Finalmente arrivo a Milano, ci sono 35 gradi. Mi muovo verso lo studio Karisima di Marta Nannetti mentre la città si scioglie sotto alle mie scarpe… Finalmente arrivo a destinazione e in un attimo eccomi a “casa mia”.

La produzione mi ha appena mandato il copione da studiare ed in treno non sono riuscita a leggerlo perché sono molto tecnologica ma se devo concentrarmi su un testo scritto ho ancora bisogno della cara vecchia carta.

 

Anche questa volta Marta, la mia “maestra di home staging” mi accompagnerà dietro le quinte della mia avventura a Rai Due. Dopo una serata a cena sui Navigli che, data la temperatura e vista la quantità di gente che affollava i locali, sembrava di vivere una inaspettata seconda notte di Ferragosto, la mattina seguente si parte alla volta degli studi Rai di via Mecenate.

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E’ tutto pronto, si fanno le prove, io e Marta costruiamo la scena insieme all’autrice (e mio angioletto custode) Elisa. Poi un panino veloce, trucco e vestiti. Tutto piuttosto concitato direi. Però, come truccano bene in tv!!

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Il completo che ho portato mi piace, mi ci sento bene, è elegante ma sportivo e la camicia di seta di un verde acqua leggero si intona perfettamente con le tonalità del salotto che andrò ad allestire in puntata.

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L’emozione è altissima, le corde sono tese quando ti fanno entrare in studio, ti mettono il microfono, ti aggiustano la camicia… poi arriva Elisa (l’autrice) che mi fa un bellissimo complimento sulla mia performance precedente… Ma io ho fatto il suo lavoro per molti anni e lo so bene che quando una persona sta per salire sul palco bisogna gasarla a mille!  Quindi non credo affatto a quello che mi dice, faccio un bel sospiro ed entro!

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Tocca a me, il pubblico ti incoraggia con un applauso e Caterina ti accoglie con il suo sorriso rassicurante. Volete rivederlo? Cliccate qui e andate al link diretto del mio tutorial.

Il filo conduttore delle mie partecipazioni a Detto Fatto nel corso dell’inverno sarà “Portare le stagioni e le emozioni in casa”. Mi piace questo tema perché, come raccontavo già nel mio precedente articolo, a volte ci lasciamo condizionare da preconcetti che ci limitano e per uniformarci a non so quali regole non viviamo il nostro quotidiano come vorremmo.
Il tema di questa prima puntata della nuova stagione è il Mare. Come potrei vivere senza? Adoro gli allestimenti a tema mare e li faccio scelgo nel mio lavoro. Soprattutto quando ho la fortuna di allestire immobili destinati all’affitto turistico.

Siamo partiti da un salotto comune, senza personalità, parecchio datato:

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Io l’ho allestito a tema mare, partendo dal rendere tutta l’ambientazione più neutra fino ad aggiungere elementi nei toni dell’azzurro e blu oltremare. Stampe mediterranee, cesti e conchiglie.

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Il risultato ottenuto mi è piaciuto moltissimo ed è piaciuto tanto anche agli spettatori visti i bellissimi commenti che ho ricevuto dalla gente sulla pagina ufficiale della trasmissione e sulla mia pagina personale!
Ha completato l’allestimento il tappeto in corda (che il giorno prima avevo faticosamente trascinato da Cesena fino a Milano Centrale!!). Un tutorial che mi è molto piaciuto e che vi ripropongo nel mio canale Youtube. Per vederlo cliccate qui e provate a realizzarlo a casa vostra!

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Appuntamento ad ottobre alla prossima puntata con un nuovo allestimento, un nuovo tema ed un nuovo tutorial.

 

 

Le cose belle di settembre: i progetti, le nuove vetrine, la riorganizzazione di casa ed una nuova stagione di home staging!

Non voglio fare quella positiva a tutti i costi, ma a me settembre piace. E molto!

Mi piace il clima, l’aria che si rinfresca, il sole più pulito, il maglioncino la sera. I turisti ripartono, si abbassa il volume della musica, si rientra a casa prima. Sul paesaggio di Cesenatico riprendono vita i pescherecci (fra un paio di giorni si riapre la pesca), le motonavi turistiche rientrano nei cantieri navali a fare un riposino, i bagnini stendono tutti i lettini in fila per lavarli e farli asciugare al sole ancora bello caldo. E ci reimpossessiamo del nostro paesino. Si torna ad una dimensione più contenuta. Quella che preferisco.

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Mi piace quell’atmosfera che si respira a settembre di riorganizzazione, di ripartenza, di progetti e di nuovi propositi. Settembre per me è il vero primo giorno del nuovo anno. Di progetti e buoni propositi quest’anno ne ho parecchi.

Per cominciare bene sono andata a fare una capatina del mio negozio di abbigliamento preferito, Gulié a Savignano sul Rubicone e ho fatto un piccolo assaggio di shopping autunnale. Mia sorella non riesce a comprare qualcosa di invernale quando fuori c’è ancora il sole caldo, io invece dal 1 settembre sono già in pieno mood autunnale. E infatti…:

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Ma torniamo ai buoni propositi. Partiamo da quello fisicamente più impegnativo: il decluttering. Amo liberare spazio e buttare cose vecchie. Non riesco nemmeno a guardare la trasmissione “Accumulatori seriali”, mi viene l’ansia!
I miei genitori mi hanno passato questo atteggiamento: non vivere attaccati al passato. Averlo dentro, farne tesoro, imparare da lui ma lasciarlo andare. A casa mia (quella d’origine) non si conservano cose vecchie, anche se importanti. Si ripulisce, si libera e si fa spazio al nuovo. E così che sono cresciuta e così faccio a casa mia.

Non ho mai conservato i miei libri e quaderni di scuola, i miei disegni, i diari di quando ero adolescente. Non conservo più le lettere. Anche perché se inizio a rileggere qualche lettera di moltissimi anni fa mi rendo conto che praticamente me la ricordo a memoria! Non tengo i vestiti che non mi vanno più anche se li ho messi una volta sola: se sono fermi lì da 10 anni non mi tornerà mai voglia di metterli di nuovo (a parte che non ci entro più).

Faccio perfino selezione delle mie adorate maglie a righe…

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Non ho mai conservato oggetti tipo bomboniere o biglietti di regali: mi hanno fatto felice nel momento in cui li ho ricevuti quindi il loro lavoro lo hanno già fatto, è inutile tenerli lì su una mensola o in un cassetto per sempre. Non ho i miei vestiti o i miei giochi di quando ero piccola, mi basta avere la mia infanzia nel cuore. E quando non avrò più la memoria non sarà un vestito da bimba dei primi anni settanta a farmi riprovare quelle emozioni.

Quindi via tutto!

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Due anni fa ho letto il famoso libro della Kondo “Il magico potere del riordino” e mi è piaciuto moltissimo. A parte qualche passaggio da ricovero in TSO tipo questo: “quando rientri a casa la sera svuota completamente la tua borsa, ringraziala per il lavoro che ha fatto durante il giorno e riponila in un armadio a riposare”. Uguale a quello che faccio io: entro il casa, lancio la borsa sullo sgabello della cucina piena di scontrini del bar, tagliandi del parcheggio, foglietti di appunti e pacchetti di creackers frantumati (per fortuna ancora sigillati nel loro sacchetto trasparente). A parte questo e altri piccoli passaggi adoro quel libro, ogni tanto lo riprendo in mano e rileggo qualche riga per spronarmi a liberare un cassetto, un armadio, una stanza.

Per questo autunno il predestinato è il garage, il mio punto di sfogo (non pubblicherò mai, ripeto mai, una foto del “prima”!). All’arrivo dell’inverno voglio avere un garage semi-vuoto, pulito e organizzato. Non vedo l’ora di aprire quelle scatole e liberarmi delle cose vecchie. Ora che l’ho reso pubblico mi tocca farlo.. un lavorone!

Vorrei condividere i miei buoni propositi per questa nuova stagione ma questo post sta diventando troppo lungo e così… non potrò raccontare che collaborerò come docente con una scuola di home staging milanese molto prestigiosa come Karisma, che da metà settembre tornerò a Detto Fatto su Raidue per una serie di puntate e tanti nuovi super progetti come la giornata di networking e formazione CampMeUp. Devo rimandare il tutto ai prossimi post…

Vi aspetto qui 🙂

Ricreare le nostre emozioni del cuore in casa. Perché no?

Il mantra che potrei utilizzare in questo post è… “perché no?”.

Siamo un po’ tutti legati, io direi più imprigionati, nelle convenzioni, usi e costumi. “Questa poltrona è da esterno”, “Questo è il servizio per gli ospiti”, “Questo è il vestito delle occasioni”… Ogni cosa per noi ha una una collocazione e destinazione, ce l’abbiamo già prestampata in testa, poco importa se quell’oggetto utilizzato in quel modo ci fa stare bene oppure no, ci trasmette emozioni oppure no, ci regala benessere oppure no. E nemmeno ce lo chiediamo.

In questi giorni sto preparando il progetto per una serie di mini tutorial televisivi sul tema del relooking e home staging (presto svelerò tutti i particolari di questa bella novità) ed il filo conduttore sarà proprio portare in casa nostra le stagioni e le emozioni.

Quando ho progettato casa mia nel 2007, stavo ragionando su come realizzare il bagno. La prima cosa che ho pensato è: qual’è la sensazione più piacevole che io abbia mai provato legata al bagno? Mi è venuta subito in mente la vacanza in Thailandia. Quando tornavo dalla giornata di mare facevo la doccia con i piedi su listoni di teak, con attorno il blu del mare e il verde di grandi foglie tropicali…

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Non ho la vasca, ma ho fatto il possibile per riportare quell’emozione nella doccia di casa mia. Volevo che mi tornasse sulla pelle la sensazione della vacanza ogni volta che ci entravo. E così ho fatto: listoni di teak a terra, una grande parete vetrata, tutto intorno piastrelle blu mare con effetto craquele (che mi ricorda tanto le vacanze) e piante in bagno (anche se di pollice verde ne ho davvero poco!). Ecco il risultato:

 

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L’effetto ottenuto è quello che volevo: fare la doccia nel mio bagno è piacevolissimo. Non che sostituisca una vacanza, ma una briciola di quella bella sensazione ogni giorno, a fine settimana fa un bel mucchietto di belle sensazioni! E allora perché no? N.B. la mia doccia non è mai in ordine come in questa foto… ci sono i giochi di Manuel, le boccette di shampo e balsamo, le spugne appese. Insomma, sono normale!

Da quel risultato sono partita, basandomi su questo tema ed ho pensato di realizzare anche il bagnetto di servizio con colori e soggetti che mi tenessero in contatto con la natura. E’ un bagno piccolo, senza doccia, accanto alla zona giorno. Un vicino di casa del mio compagno fa il pompiere e in quei giorni avevano dovuto tagliare dei grossi alberi. Ho visto queste porzioni di tronchi accatastati nel suo giardino e mi è venuta un’illuminazione (me ne vengono molte ogni giorno, magari potessi realizzarle tutte!).

Sono andata a bussare alla sua porta ed ho chiesto il permesso di prenderne uno, ho eliminato la corteccia (mi sarebbe piaciuto tenerla ma piano piano si sarebbe seccata e forse sarebbe caduta) ed ho passato una mano di impregnante. Poi ho fatto tagliare da un falegname una “fetta” lungo tutto il lato posteriore (dico così perché la forma è veramente quella di una fetta di torta).

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Ho fatto installare uno scarico mobile così all’occorrenza posso spostare la base in legno per intervenire sulle tubature e sopra ho appoggiato e collegato un piccolo lavandino. Il rubinetto l’ho fatto montare a parete et voilà! Ecco il lavoro finito:

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Quasi finito direi, perché non ho ancora trovato un portalampada adatto (tanto abito qui solo da 7 anni, è ancora presto per decidere i punti luce!). Ho completato l’effetto “colori della natura” verniciando le pareti con i toni del tortora e montando una tenda con stampe a foglie, legata ad un grosso bambù al posto del classico bastone tenda.

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Troppo giungla? A me piace così tanto! Come ultimo tocco ho comprato una porta scorrevole da poco prezzo in un outlet di porte fallate vicino a casa, e sul lato graffiato (per questo era in sconto) ho fatto applicare una mia foto fatta qualche anno prima a Formentera lavorata con Photoshop: l’ho portata in bianco e nero e sgranata un po’ per renderla più neutra in modo che i colori non mi stancassero nel tempo. Eccola:

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Anche questa foto mi ricorda una bellissima vacanza nelle Baleari quando ogni giorno, dopo il mare, io e il mio moroso prendevamo la Vespa e andavamo per chiringuiti a fare aperitivo a base di mohito e allioli. E anche qui solo sensazioni positive ogni volta che apro quella porta… perché no?

Ora, per l’inverno che arriverà, ho un obiettivo: montare in soggiorno la mia amaca. Normalmente la monto sotto al portico d’estate e la conservo in una scatola d’inverno, ma se dondolarmi sull’amaca mi fa sentire in vacanza, mi fa sentire libera, perché non ricreare questa bella sensazione anche d’inverno?

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Mio fratello lo fa da anni. D’inverno si dondola guardando un film davanti al camino acceso e se chiude gli occhi sogna la Thailandia. Quest’anno voglio farlo anch’io! Anche vivendo in appartamento si può fare: si può trovare un angolo sul balcone della cucina:

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Oppure in sala da pranzo:

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O nel balconcino della camera da letto per utilizzarla anche nella bella stagione:

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L’ideale sarebbe avere i ganci in diversi punti della casa, interni o esterni, in modo da poterla posizionare in ogni stagione nel punto giusto per sfruttare al meglio la luce, la corrente, il sole o la temperatura ideale.

Oggi che siamo tutti lì a correre nella nostra “ruota del criceto”, che possiamo permetterci sempre meno di viaggiare, che siamo sempre sotto pressione, perché non rubare un po’ di libertà tutta per noi ogni giorno? Io credo sia necessario. Posso scrivere in maiuscolo NECESSARIO?

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In alternativa potrei appendere un’altalena.

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Perché no? E’ molto liberatoria. Potrei sentirmi ancora bambina ogni volta che ne ho voglia. E poi, perché solo i bambini possono sentirsi liberi di dondolare su un’altalena? Convenzioni e ancora convenzioni.

Allora, per il momento amiche home stagers, interior designer e architetti, vi invito a darmi suggerimenti e idee per l’illuminazione del bagnetto con albero, ma mi raccomando, rigorosamente low budget perché è il filo conduttore di tutta la mia casa. Troppo facile ottenere un effetto wow comprando Artemide, Flos o Foscarini. Fuori la creatività! A voi la parola…

A presto con altri angoli della mia casa imprevedibile.

Home staging creativo: che ne pensi di riciclare?

Ad ogni home stager piacerebbe ricevere un incarico con un budget adeguato, o quanto meno decente… o magari illimitato!! Sogni, solo sogni… per ora.

La maggior parte delle volte si devono fare piccoli miracoli, salti mortali e carpiati per far rendere un appartamento datato e trasandato al massimo delle sue potenzialità. Quando non è possibile fare grandi trasformazioni io cerco di utilizzare al massimo anche quello che trovo nell’immobile.

In questo appartamento, era uno dei primi interventi di home staging che ho realizzato, ad esempio ho fatto buttare questi tutto al proprietario (certi elementi d’arredo se non sono perlomeno decorosi è meglio eliminarli direttamente!) e l’ho convinto ad imbiancare le pareti.

In soggiorno però c’era uno specchio che era un peccato buttare e che poteva tornarmi utile se rielaborato. Lo vedete nella foto? Lì nell’angolino a sinistra.

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Poi ho puntato un lampadario imbarazzante, in vetro decorato a fiorellini, dalla forma indefinibile. Talmente brutto che non potevo non salvarlo. Era una sfida!

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L’ho smontato e girandolo e rigirandolo tra le mani ho visto che capovolgendolo poteva diventare un bel vaso da fiori. Et voilà! Ho tirato fuori le mie “armi”.

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Ed ecco il “prima e dopo” dello specchio:

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E dove è stato posizionato:

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Ecco invece come si è trasformato il lampadario:

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E come poi l’ho utilizzato:

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Il risultato di questo restyling very low budget è che l’appartamento è stato venduto in 40 giorni con lo 0% di sconto. Sì, avete capito bene: zero sconto! Visto e preso. Senza chiedere sconti. Sembra impossibile lo so, ma se scocca il colpo di fulmine fra la casa e l’acquirente, e l’home staging serve proprio a questo, sarà talmente entusiasta di aver trovato la sua casa che vorrà bloccarla subito per evitare che glie la soffi qualcuno più veloce.

Questo è qualche “prima e dopo” di questo appartamento che prima si presentava abbandonato, un po’ triste, con mobilia rotta ed accatastata nella cameretta, le pareti ingiallite e un rivestimento in legno alle pareti stile baita di montagna (e pensare che si trova in una località di mare!).

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Presto altri mini tutorial ed home staging tips! Nel frattempo vi invito a cliccare sul link per iscrivervi al mio nuovissimo canale Youtube e guardare i miei mini-clippini!

A presto 🙂
Mirna